09-10-2020, 11:56
Buongiorno,
ho un quesito riguardante la parcella di conclusione rapporto con il mio legale, dunque ringrazio anticipatamente per chi avrà la premura di leggere.
Circa un anno fa ho contattato un avvocato per risolvere una faccenda di eredità con mia sorella.
La mia volontà, fosse quella di non arrivare a intraprendere una causa, piuttosto, di accumulare elementi al fine di rendere possibile una trattativa equa di fronte a un testamento di mia madre che mi estrometteva totalmente dall'eredità del suo immobile.
Ciò che desideravo, sapendo che mia sorella potesse essere interessata all'immobile lasciatole, era riottenere la mia parte di legittima sulla base di una corretta valutazione dello stesso, valutazione assai diversa rispetto alla quota proposta dalla controparte in cambio della mia acquiescenza del testamento.
Nel primo incontro avvenuto tra i legali, l'avvocato di mia sorella aveva fatto intendere, portando a supporto foglietti senza alcun valore formale e incompleti (mancavano delle pagine ed erano scritti a mano) che se non avessi accettato la cifra da loro proposta, vi sarebbe stata l'intenzione di abbassare ulteriormente la quota di liquidazione.
Così da Settembre 2019 ho intrapreso la ricerca tramite banca sui c/c di mia madre per vedere se fossero state fatte delle donazioni a mia sorella (come poi avevo constatato), in modo da utilizzare quei documenti in risposta ai ricatti della controparte. Una risposta che, a parer mio, per essere efficace, non poteva attendere tanti mesi!
Ebbene, il mio avvocato, pur sapendo l'importanza di essere tempestivi, da settembre 2019 a febbraio 2020, alle numerose mail inviategli con il materiale bancario trovato, mi rispose solo con un: "Ricevuto tutto!", senza commentare o dar prova di averlo visionato.
Così, a febbraio mi sono decisa a chiamarlo per avere un suo responso e, in caso positivo, per organizzare un incontro con l'avvocato di mia sorella, ma, durante la telefonata ho constatato che, non solo non si ricordava niente di quei documenti, ma che nemmeno si era preso lo scrupolo di leggere il sunto che avevo accompagnato agli stessi nelle mie mail dei mesi passati.
Così ho provveduto a rimandargli tutto di nuovo per iscritto fino a che finalmente non mi arriva la sua risposta: "Mi sembra buon materiale, provvedo a contattare la controparte".
Da quell'ultima sua mail di febbraio 2020 a fine luglio 2020 (mese in cui gli ho revocato il mandato) non ho ricevuto alcuna sua voce: non ho saputo se la mail di richiesta d'incontro fosse stata mandata, se la controparte fosse disponibile ad un incontro, etc.
Avevo ben esplicitato che non era importante quando l'incontro ci sarebbe stato, bensì capire se vi fosse la disponibilità o meno a farlo avvenire, dunque per quello sarebbe bastata una semplice mail o telefonata alla controparte!
Ad oggi, in seguito alla revoca del mandato, dal mio legale ho ricevuto la richiesta di pagamento di una parcella di €1400,00 per:
1. due incontri di un’ora ciascuno (il secondo fatto perché non vi era modo di ottenere una risposta per mail);
2. un primissimo incontro con l’avvocato della controparte (servito solo per raccogliere materiale incompleto e girarmelo per mail, non per visionarlo o commentarlo)
3. scambio di mail (le mie per richiedere una sua risposta) e telefonate (effettuate perché già prima di settembre difficilmente mi rispondeva alle mail)
Sono sempre stata una cliente onesta e veloce nei pagamenti anche con i legali precedenti, ma questa volta mi trovo nella condizione di sentirmi veramente offesa da una tale richiesta sia perché non è giusto che si dimentichi che con un comportamento così poco professionale, mi è stato fatto un danno reale (da settembre 2019 si sarebbe potuto già concludere questa faccenda senza dare la responsabilità al lockdown dei mesi successivi per l'emergenza sanitaria Covid-19) sia perché il prezzo richiesto mi sembra sproporzionato rispetto al lavoro fatto e, soprattutto, rispetto alla professionalità avuta.
Non sono stata mai consigliata sulla strategia o sui passi da effettuare e ho sempre fatto tutto da sola. Inoltre, per ricevere una risposta ho atteso mesi e ho dovuto sollecitare più volte e, alla fine, comunque, non si è arrivati a niente perché, nonostante tutto quello che mi aveva promesso di fare non lo ha fatto.
Cosa si può fare di fronte a ciò, la parcella a me sembra eccessiva per un lavoro non svolto e per il tempo, un anno, perso a corteggiarlo, ma forse sbaglio.
Possibile che un cliente debba pagare e tacere di fronte a un tale comportamento?
Ringrazio anticipatamente per la risposta
ho un quesito riguardante la parcella di conclusione rapporto con il mio legale, dunque ringrazio anticipatamente per chi avrà la premura di leggere.
Circa un anno fa ho contattato un avvocato per risolvere una faccenda di eredità con mia sorella.
La mia volontà, fosse quella di non arrivare a intraprendere una causa, piuttosto, di accumulare elementi al fine di rendere possibile una trattativa equa di fronte a un testamento di mia madre che mi estrometteva totalmente dall'eredità del suo immobile.
Ciò che desideravo, sapendo che mia sorella potesse essere interessata all'immobile lasciatole, era riottenere la mia parte di legittima sulla base di una corretta valutazione dello stesso, valutazione assai diversa rispetto alla quota proposta dalla controparte in cambio della mia acquiescenza del testamento.
Nel primo incontro avvenuto tra i legali, l'avvocato di mia sorella aveva fatto intendere, portando a supporto foglietti senza alcun valore formale e incompleti (mancavano delle pagine ed erano scritti a mano) che se non avessi accettato la cifra da loro proposta, vi sarebbe stata l'intenzione di abbassare ulteriormente la quota di liquidazione.
Così da Settembre 2019 ho intrapreso la ricerca tramite banca sui c/c di mia madre per vedere se fossero state fatte delle donazioni a mia sorella (come poi avevo constatato), in modo da utilizzare quei documenti in risposta ai ricatti della controparte. Una risposta che, a parer mio, per essere efficace, non poteva attendere tanti mesi!
Ebbene, il mio avvocato, pur sapendo l'importanza di essere tempestivi, da settembre 2019 a febbraio 2020, alle numerose mail inviategli con il materiale bancario trovato, mi rispose solo con un: "Ricevuto tutto!", senza commentare o dar prova di averlo visionato.
Così, a febbraio mi sono decisa a chiamarlo per avere un suo responso e, in caso positivo, per organizzare un incontro con l'avvocato di mia sorella, ma, durante la telefonata ho constatato che, non solo non si ricordava niente di quei documenti, ma che nemmeno si era preso lo scrupolo di leggere il sunto che avevo accompagnato agli stessi nelle mie mail dei mesi passati.
Così ho provveduto a rimandargli tutto di nuovo per iscritto fino a che finalmente non mi arriva la sua risposta: "Mi sembra buon materiale, provvedo a contattare la controparte".
Da quell'ultima sua mail di febbraio 2020 a fine luglio 2020 (mese in cui gli ho revocato il mandato) non ho ricevuto alcuna sua voce: non ho saputo se la mail di richiesta d'incontro fosse stata mandata, se la controparte fosse disponibile ad un incontro, etc.
Avevo ben esplicitato che non era importante quando l'incontro ci sarebbe stato, bensì capire se vi fosse la disponibilità o meno a farlo avvenire, dunque per quello sarebbe bastata una semplice mail o telefonata alla controparte!
Ad oggi, in seguito alla revoca del mandato, dal mio legale ho ricevuto la richiesta di pagamento di una parcella di €1400,00 per:
1. due incontri di un’ora ciascuno (il secondo fatto perché non vi era modo di ottenere una risposta per mail);
2. un primissimo incontro con l’avvocato della controparte (servito solo per raccogliere materiale incompleto e girarmelo per mail, non per visionarlo o commentarlo)
3. scambio di mail (le mie per richiedere una sua risposta) e telefonate (effettuate perché già prima di settembre difficilmente mi rispondeva alle mail)
Sono sempre stata una cliente onesta e veloce nei pagamenti anche con i legali precedenti, ma questa volta mi trovo nella condizione di sentirmi veramente offesa da una tale richiesta sia perché non è giusto che si dimentichi che con un comportamento così poco professionale, mi è stato fatto un danno reale (da settembre 2019 si sarebbe potuto già concludere questa faccenda senza dare la responsabilità al lockdown dei mesi successivi per l'emergenza sanitaria Covid-19) sia perché il prezzo richiesto mi sembra sproporzionato rispetto al lavoro fatto e, soprattutto, rispetto alla professionalità avuta.
Non sono stata mai consigliata sulla strategia o sui passi da effettuare e ho sempre fatto tutto da sola. Inoltre, per ricevere una risposta ho atteso mesi e ho dovuto sollecitare più volte e, alla fine, comunque, non si è arrivati a niente perché, nonostante tutto quello che mi aveva promesso di fare non lo ha fatto.
Cosa si può fare di fronte a ciò, la parcella a me sembra eccessiva per un lavoro non svolto e per il tempo, un anno, perso a corteggiarlo, ma forse sbaglio.
Possibile che un cliente debba pagare e tacere di fronte a un tale comportamento?
Ringrazio anticipatamente per la risposta