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Incompatibilità contratto-mansioni
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Buona sera,
Sono assunta (da quasi due anni) da una piccola azienda che si occupa di eventi con un contratto di apprendistato professionalizzante che fa riferimento al contratto collettivo nazionale Pulizia Multiservizi, la mia figura professionale è: "Adetto Amministrativo".
In diverse occasioni mi capita di avere assegnati dei compiti che non mi sembrano compatibili con le mie mansioni, per esempio: ritiro merci dai fornitori, trasporto merci (sempre con mezzo proprio), organizzazione eventi con presenza durante lo svolgimento. Passo dal redigere contratti insieme ai consulenti, a compilare duvri con l'rspp al consegnare un pacco a un'altra azienda oppure ritirare un rotolo di moquette.
Sull'onda dell'entusiasmo di appoggiare una piccola impresa con l'aspettativa - prospettatami dall'azienda stessa - di costruire nel tempo e in un secondo momento di avere una mansione ben definita e di mio gradimento, solitamente ho svolto questi vari compiti, anche per evitare situazioni spiacevoli perché dire di no a volte è causa di comportamenti ostili da parte dei responsabili.
Dopo quasi due anni dall'assunzione e in assenza di miglioramenti mi chiedo se è il caso di valutare di porre fine a questo rapporto lavorativo.
Sono sempre stata molto disponibile, utilizzando tutte le mie risorse, anche il mio computer per esempio (con cui ho sempre lavorato e con cui lavoro tutt'ora) e adeguandomi allo spazio dell'ufficio che non è proprio di ottimali condizioni, mostrandomi sempre propositiva e attiva però non vedo alcun miglioramento, anzi.
Periodicamente ci sono tecnici che collaborano con l'azienda, soprattutto per gli eventi, e puntualmente se ne vanno dopo un tot; confrontandomi con loro, ho notato esserci delle osservazioni in comune: la scarsissima organizzazione, la mancanza di comunicazione e di progettualità, la retribuzione e l'inquadramento non adeguati, modi di relazionarsi a volte spiacevoli.
Ho anche provato a parlare col datore esprimendo quello che per me è diventato un disagio in alcuni casi ma sembra non riuscire a vedere le cose da altri punti di vista, ammettendo unicamente la loro visione e anzi chiedendo di assumermi maggiori responsabilità - a fronte di alcun cambiamento però né da parte loro né della mia posizione.
Sto cercando altre possibilità lavorative al momento perché, nonostante i miei tentativi di dialogo costruttivo, dall'altra parte c'è un atteggiamento di negazione, a tratti ostile e di indisponibilità. Inoltre, trovo che, arrivati a questo punto, fare il "tuttofare" con le mie uniche risorse e senza alcuna prospettiva per me non sia gratificante, motivante, né coerente con il mio percorso: una laurea magistrale, un master di II livello universitario in ambito di management-economico, numerose esperienze lavorative cominciate ormai oltre dieci anni fa.
Quali sono le mie possibilità di agire per cambiare le cose però tutelandomi? Posso fare una proposta al datore di lavoro per cambiare il contratto e di conseguenza la retribuzione? Posso dimettermi avendo comunque diritto alla disoccupazione?
Grazie a chi dedicherà il suo tempo per rispondermi.
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