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Diritti di un invalido nel nucleo familiare.
#1
Provo a chiedere qui prima di chiedere consulenze magari del tutto inutili.

Nucleo familiare composto da:

- figlio quarantenne invalido al 75% da ormai più di dieci anni (problemi psicologici con conseguenza fisiche) in cura al dipartimento di salute mentale di zona, seguito da assistenti sociali sia del csm che comunali.

- Padre pensionato, 100% di invalidità con accompagnamento (Alzheimer). Ha rifiutato centri diurni e qualsiasi aiuto da assistenti sociali e sanitarie.

Madre prossima all'età pensionabile, aggressiva e manipolatrice.

I genitori sono separati legalmente ma continuano a vivere insieme.

La situazione in casa è fortemente tossica e degenerativa, i genitori sono ormai dipendenti disfunzionali l'uno dall'altro mentre il figlio peggiorando data la situazione non riesce a rendersi indipendente e separarsi dal nucleo familiare.

Le situazione è diventata critica quando perdendo una casa (asta giudiziaria, mutuo non pagato) il nucleo familiare è stato costretto a trovare una soluzione momentanea in un monolocale, rendendo i rapporti ancora più tesi e disfunzionali.

Né centro di salute mentale, né assistenti sociali hanno potuto trovare una soluzione abitativa per il figlio che sta subendo ancora di più la condizione invivibile che si è creata. I due genitori rifiutano comunque qualsiasi aiuto proposto, come mini appartamenti per anziani e aiuto vario dalle assistenti sociali.

Il fulcro del problema parte dalla madre che ha meccaniche altamente violente in casa, principalmente con il marito. Vessazioni verbali varie, insulti e minacce che vengono poi subite da una persona che ha comunque forti problemi di memoria e non riesce quasi mai a capire e rendersi conto di quello che succede, alimentando così le discussioni e le umiliazioni da parte della moglie.

Il figlio che ha problemi proprio inerenti queste meccaniche accumula malessere e si ritrova poi bloccato in casa a causa di forti dolori, causati comunque dalla situazione stressante e angosciante che ovviamente gli ricade addosso.

In pratica la madre comanda in casa, gestendo totalmente l'economia del marito e cerca soluzioni abitative consone al suo piacere e alle sue necessità ignorando del tutto le necessità del figlio che ha bisogno di contesti sani e di non cambiare municipalità per non doversi interfacciare con personale sanitario e sociale del tutto nuovo. Il marito totalmente succube della moglie, la asseconda.

La madre ha rifiutato qualsiasi tipo di aiuto sia sociale che sanitario, impedisce agli assistenti sociali di entrare in casa e il figlio è così costretto ad avere contatti per lo più telefonici e solo nei periodi più gestibili in presenza in struttura sanitaria.

Data purtroppo la impossibilità di trovare una sistemazione al figlio esterna dal nucleo familiare, si pensava quindi se esiste una via legale per bloccare quanto meno i piani della madre.

Si pensava ad un tutore legale che gestisse l'economia del padre che con molta probabilità non è in grado di intendere e di volere. Il punto comunque è capire se esiste una soluzione legale che tutelasse in qualche modo il figlio per renderlo economicamente indipendente dai genitori, che sia sotto forma di risarcimento per danni morali o per un mantenimento necessario alla salvaguardia della sua condizione mentale e fisica.

La documentazione ovviamente sarebbe fatta sia dal dipartimento di salute mentale tramite psichiatra e personale di riabilitazione psichiatrico che tramite le assistenti sociali che sono ben consce della situazione.
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