13-10-2022, 21:25
Buongiorno. Questione decisamente spinosa per i dissenzienti in minoranza all’interno delle delibere condominiali riguardanti il superbonus 110.
Oggi la legge parla chiaro: se la maggioranza semplice dei condomini decide di aderire ai vantaggi e alle spese del superbonus, i condomini in minoranza non possono fare altro che accettare i lavori conseguenti nonché tutti i costi derivanti. Questi costi possono essere dovuti alle eccedenze rispetto ai massimali e alla tipologia dei lavori previsti ma anche alla possibile inosservanza dei termini tecnici e legali necessari al conseguimento dei benefici previsti dalla legge. Nonchè al progressivo impoverimento della percentuale coperta dalle banche...
In linea di principio, la legge prevede che i dissenzienti possano proporre di cedere agli altri condomini il proprio credito, non impedendo l’esecuzione dei lavori ma sgravandosi di tutti gli oneri ed onori conseguenti. In particolare, delle potenziali spese e costi di cui sopra. Nel caso, gli altri condomini dovrebbero esplicitamente accettare questa cessione attraverso una delibera in sede assembleare. E’ evidente come questa “scappatoia” sia puramente teorica e di fatto risibile: perché i condomini consenzienti e in maggioranza dovrebbero accettare di assumersi questi rischi supplementari quando possono tranquillamente condividerli con i dissenzienti?
Detto questo, vista anche la situazione di estrema instabilità contingente (situazione internazionale a dir poco critica, scenario legislativo in evoluzione, aumenti vertiginosi ed incontrollabili dei costi dell’energia e delle materie prime, scarsa disponibilità delle stesse, progressivo disimpegno degli istituti bancari, precarietà economica delle imprese coinvolte, e chi più ne ha più ne metta) può succedere che uno o più condomini dissenzienti si trovino di fatto a dover affrontare spese ingenti o addirittura superiori alle proprie disponibilità economiche per decisioni prese da altri. Con conseguenze facilissimamente immaginabili, che possono arrivare alla disastrosa perdita di tutti i propri averi, casa compresa…..
Tra l’altro, si sottolinea come l’adesione al superbonus non rivesta alcun carattere di obbligatorietà, come ad esempio la messa in sicurezza di ascensori, impianti elettrici etc.
La mia domanda: com’è legalmente possibile che un condomino dissenziente possa opporsi autonomamente alla condivisione di queste potenziali (e purtroppo oggi probabili e cospicue) spese indesiderate? Posso capire che i condomini che vogliano avventurarsi in questa scommessa decidano comunque di realizzare a proprio rischio i relativi lavori sulle parti comuni, ma non che possano imporre i pesantissimi rischi conseguenti a chi non vuole - e in alcuni casi proprio non può - sostenerli.
Mi aspetto che il legislatore copra tempestivamente questo buco giuridico, pericolosissimo e a mio parere incostituzionale. E prima che le aule dei tribunali si riempiano ancora di più per le cause che sicuramente fioccheranno al riguardo. Ma nell’attesa, cosa è possibile fare ?
Grazie a tutti per l'attenzione
Oggi la legge parla chiaro: se la maggioranza semplice dei condomini decide di aderire ai vantaggi e alle spese del superbonus, i condomini in minoranza non possono fare altro che accettare i lavori conseguenti nonché tutti i costi derivanti. Questi costi possono essere dovuti alle eccedenze rispetto ai massimali e alla tipologia dei lavori previsti ma anche alla possibile inosservanza dei termini tecnici e legali necessari al conseguimento dei benefici previsti dalla legge. Nonchè al progressivo impoverimento della percentuale coperta dalle banche...
In linea di principio, la legge prevede che i dissenzienti possano proporre di cedere agli altri condomini il proprio credito, non impedendo l’esecuzione dei lavori ma sgravandosi di tutti gli oneri ed onori conseguenti. In particolare, delle potenziali spese e costi di cui sopra. Nel caso, gli altri condomini dovrebbero esplicitamente accettare questa cessione attraverso una delibera in sede assembleare. E’ evidente come questa “scappatoia” sia puramente teorica e di fatto risibile: perché i condomini consenzienti e in maggioranza dovrebbero accettare di assumersi questi rischi supplementari quando possono tranquillamente condividerli con i dissenzienti?
Detto questo, vista anche la situazione di estrema instabilità contingente (situazione internazionale a dir poco critica, scenario legislativo in evoluzione, aumenti vertiginosi ed incontrollabili dei costi dell’energia e delle materie prime, scarsa disponibilità delle stesse, progressivo disimpegno degli istituti bancari, precarietà economica delle imprese coinvolte, e chi più ne ha più ne metta) può succedere che uno o più condomini dissenzienti si trovino di fatto a dover affrontare spese ingenti o addirittura superiori alle proprie disponibilità economiche per decisioni prese da altri. Con conseguenze facilissimamente immaginabili, che possono arrivare alla disastrosa perdita di tutti i propri averi, casa compresa…..
Tra l’altro, si sottolinea come l’adesione al superbonus non rivesta alcun carattere di obbligatorietà, come ad esempio la messa in sicurezza di ascensori, impianti elettrici etc.
La mia domanda: com’è legalmente possibile che un condomino dissenziente possa opporsi autonomamente alla condivisione di queste potenziali (e purtroppo oggi probabili e cospicue) spese indesiderate? Posso capire che i condomini che vogliano avventurarsi in questa scommessa decidano comunque di realizzare a proprio rischio i relativi lavori sulle parti comuni, ma non che possano imporre i pesantissimi rischi conseguenti a chi non vuole - e in alcuni casi proprio non può - sostenerli.
Mi aspetto che il legislatore copra tempestivamente questo buco giuridico, pericolosissimo e a mio parere incostituzionale. E prima che le aule dei tribunali si riempiano ancora di più per le cause che sicuramente fioccheranno al riguardo. Ma nell’attesa, cosa è possibile fare ?
Grazie a tutti per l'attenzione