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Eredità: la legge che esclude i figliastri è ingiusta
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Dal primo matrimonio ho avuto due figli, dopo il divorzio ho sposato una donna senza figli e dal nostro matrimonio non è nato nessun figlio. Abbiamo optato per la separazione dei beni. Sto pensando come fare il mio testamento e mi sono rivolto ad un notaio dove ho appreso che ciò che mia moglie eredita dopo la mia morte, compresa le mia quota disponibile che lascerei a lei per permetterle una vecchiaia serena, ai miei figli per legge non spetterà nulla a meno che lei non li includa nel suo testamento.
La mia opinione personale vede questa legge ingiusta e vorrei trovare un modo per lasciare a mia moglie la casa in cui viviamo con la certezza che alla sua morte vada ai miei figli.

So che, dopo la mia morte, avrebbe il diritto di vivere nella casa coniugale per il resto della sua vita, ma in caso di suo estreno bisogno, per esempio se subentrasse una vecchiaia con malattia molto invalidante, non potrebbe venderla o affittarla e si troverebbe impossibiltata ad affontare le spese derivate da ricovero o badanti.

Mi è stata presentata anche l'opportunità di donare ai miei figli la nuda proprietà lasciando l'usufrutto a mia moglie, ma le cose non cambierebbero.

Il mio desiderio sarebbe di lasciare la casa a mia moglie (questo può accadere solo se le lascio tutta la mia quota disponibile) lasciandola libera di viverci o di venderla in caso di necessità, ma mi sembra estrenamente ingiusto che dopo la sua morte la casa o quanto resta della vendita vada solo ai suoi parenti. Nei panni dei miei figli di certo non sarei per nulla felice.

Chiedo cortesemente se esiate una soluzione a questo problema che nasce da leggi che considerano i legami di sangue non trasferibili ai nuovi coniugi col matrimonio.
Chiedo scusa per la mia incapacità di utilizzare una terminologia più tecnica ed appropriata.
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