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Calunnia, ma senza prove a favore. Cosa fare?
#1
Buonasera a tutti,
vorrei raccontarvi questa storia per capire se qualcuno è interessato a potermi dare dei consigli. Mi riguarda trasversalmente, ma è molto vicina a casa e ne sono parte anche se passiva al momento.
Preferisco usare nomi fittizi e/o soprannomi, più che altro per proteggere la privacy delle persone coinvolte.
La persona coinvolta in prima persona è Roberto, sposato con Clara ha una figlia Chiara (io, unico nome vero) e purtroppo sono anni che subiscono le angherie e vendette dei propri vicini di casa del piano superiore, Paolo e Maria e dei loro due figli Gregorio e Nerone.

Un paio di anni fa tornando a casa dal lavoro mio padre è passato a prendermi alla stazione per la cena in famiglia del mercoledì. Roberto mi stava raccontando una gaffe che il meccanico a cui aveva portato l'auto aveva fatto nel pomeriggio e mi aveva molto divertita. Ci trovavamo davanti al cancello di casa e in quel momento tra le risate generali esce il vicino Paolo a gettare la spazzatura. E fin qui tutto tranquillo, se non che io mi avvio per prima in casa e Roberto segue poco dopo un po' risentito da fatto che il vicino Paolo tornato davanti al suo garage l'avesse guardato in cagnesco.
Clara sapendo che c'era la solita aria di sfida ha fatto da paciere con un "lasciamo stare, si sa come sono fatti quei vicini".

Il giorno dopo non è andata molto meglio, il tempo era uggioso o aveva appena finito di piovere e nel pomeriggio Roberto era appena tornato a casa, parcheggiato l'auto nel cortile poco distante dal garage va ad aprire questo e prende una bottiglia di acqua, mentre nell'altra teneva l'ombrello. Lì affianco c'era il vicino Paolo e l'altro vicino del piano di sotto, Mauro. Paolo continuava a guardare Roberto con aria di sfida, il quale sfinito dall'ennesima fisima dell'altro è caduto suo malgrado nella "trappola". Gli chiese cosa voleva e perché continuava a fissarlo male, mentre il vicino Mauro era muto.
Paolo cominciò ad insultare Roberto più volte fino a che i due non furono a pochi centimetri di distanza. E Paolo quasi gli diede una testata a Roberto, il contatto c'era stato ma leggero, come una sfida a voler continuare. A quel punto Mauro era intervenuto per calmare gli animi.
Roberto capendo che era meglio andare via il prima possibile si avvio verso l'entrata del condominio girando l'angolo e andando verso il portico, ma prima di arrivarci la moglie di Paolo, Maria, gli si era fiondata addosso. Non per menarlo, no lei voleva vendetta, cominciò letteralmente a buttarsi addosso a Roberto cercando una sua reazione e gridando "mi sta picchiando, aiuto, sta picchiando una donna".
Il problema di Roberto a questo punto è che non c'era nessuno intorno a vedere cosa stava accadendo in quel momento.
Lui cercò in tutti i modi di proteggersi, aveva in mano ancora la bottiglia d'acqua che era mezza accasciata e l'ombrello, non vi dico, Clara trovò dei pezzi per terra perfino il giorno dopo. Ora capite che la situazione potrebbe essere completamente ribaltata visto che la donna gridava aiuto si stava facendo del male buttandosi contro ombrello e la bottiglia e non c'era nessuno a guardarli, alibi perfetto.
Roberto cercò di allontanarsi e girandosi di schiena Maria lo colpiva ancora e suo malgrado scelse la via peggiore cercando allontanarla con una mano e anche un calcio all'indietro ad un certo punto.
Alle grida di questa arrivarono "in soccorso" suo marito Paolo e il vicino Mauro, il quale in una conversazione qualche giorno dopo ricordando l'accaduto disse apertamente che lui non aveva visto niente e nemmeno Paolo, o quasi, perché pochi minuti dopo dichiarò di aver visto Maria colpire Roberto ma non ammise mai il contrario.
Sfortuna vuole, e qui credo fermamente che i due vicini non aspettassero altro che mettere in atto una vera e propria calunnia, Maria chiamò l'ambulanza e si fece anche ricoverare. Aveva i lividi perché si era impegnata talmente tanto da distruggere un ombrello e accartocciare una bottiglia d'acqua.
Roberto, era lì da solo in casa e non sapeva cosa fare, se era più furbo e meno onesto anche lui avrebbe chiamato un'ambulanza; non vi nascondo che dallo stato in cui era gliel'avrei chiamata io.

Roberto che non aveva mai alzato le mani nemmeno una volta su di me, nemmeno per uno sberlotto, ma era stato appena stato calunniato per molestie.
Ma come fare a dimostrarlo senza testimoni?
Con i lividi su di lei?
Unica frase che il vicino Mauro ha visto Maria che colpiva Roberto? Potrebbe bastare?
Non lo so.


Ma non era ancora finita, il figlio maggiore Nerone (soprannome datogli dopo che aveva dato fuoco alla sua auto per ottenere i soldi dell'assicurazione), qualche giorno fa l'aveva inseguito ancora dal cortile verso il portone del condominio. Roberto in quell'occasione aveva accelerato il passo e chiuso la porta dietro di sé, solo per sentire e vedere Nerone sbattere forte le mani e tirare i calci contro quel portone.
Era spaventato. Ha passato quasi tutti i pomeriggi a casa mia, lontano da quei vicini molesti e vendicativi e lo capisco benissimo.

Maria aveva già intentato una mossa simile su Clara diversi anni prima, dopo l'ennesima litigata cominciata da suo marito Paolo e il figlio Gregorio, il quale aveva minacciato di mandare i suoi amici a fare una spedizione punitiva in un'altra occasione.
Maria si era lanciata su Clara appena quest'ultima aveva alzato la mano, dito puntato contro a mezz'aria per metterla in riga. Maria ancora distante aveva iniziato ad urlare "mi stai facendo del male"! Clara era rimasta sbalordita, io invece protettiva al 1000% ancora a 9 anni circa le avevo urlato contro qualcosa tra "non ti sta nemmeno toccando" e " mai stai zitta", ricordo molto vivamente il fatto che Maria si era ritrovata colta il flagrante da una bambina e guardo nella mia direzione fermandosi.

Tornando al presente (più o meno), pochi giorni dopo ancora al fatto si è scoperto dal vicino Mauro, che faceva un po' da mediatore tra le due famiglie, la motivazione dietro queste angherie che andavano avanti da 10 anni. Il lavoro.

Clara era stata assunta in una ditta, grazie alla parola di Maria che le disse che stavano assumendo in quel periodo. Ma Maria credeva che la loro amicizia valesse di più di ogni altra cosa anche sul lavoro, anche se lei aveva torto. Fatto sta che Maria aveva subito un intervento e non era in grado di svolgere le sue mansioni al 100% e aveva nominato una collega al suo posto di capo reparto. Il fatto è che ad un certo punto voleva avere ragione su un'aspetto lavorativo, magari pensava di essersi data la zappa sul piede portando un certificato di invalidità, non lo so cosa le frullava in testa; Clara fu presa in mezzo e rispose onestamente andando contro Maria. Quest'ultima se la legò al dito, fece mobbing per quasi un anno su Clara e lei, nonostante le si fosse stato consigliato di denunciarla a chi di dovere, non fece niente sbagliando.
Maria fece addirittura causa alla ditta e perse.

Una cosa così futile, un diverbio lavorativo ha portato ad una calunnia senza testimoni né prove per difendersi.

Aggiungo un'ultima cosa per contesto: questi vicini di casa sono tutti schedati a parte Maria. Paolo per aggressione, Gregorio ha fatto i domiciliari per associazione a delinquere e Nerone oltre a bruciare la sua auto andava a fare spedizioni punitive. Anche nella ditta di sua madre, ma in quell'occasione minacciò la persona sbagliata lasciando una sfilza di testimoni presenti al momento del fatto.

Ora Roberto è stato citato in giudizio per aggressione, ma è una vera e propria calunnia.

Cosa fare in una situazione del genere? Patteggiare e basta?

Grazie per la pazienza chiunque sia riuscito a leggere tutto, spero in un vostro commento e consiglio. Ho altre storie, ma solo se volete leggerle.

Grazie.
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#2
Buongiorno,
la situazione descritta sembrerebbe essere piuttosto complicata.
Per comprendere quale sia la strategia difensiva migliore bisognerebbe però avere accesso agli atti del procedimento.
Al di là del referto medico di Maria, il Pubblico Ministero potrebbe aver sentito a sommarie informazioni testimoniali il vicino Mauro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. Bisognerebbe capire cosa ha dichiarato per comprendere se vale la pena tentare il giudizio.
Se per esempio le dichiarazioni verbalizzate da tale Mauro smentissero la versione di Maria, si potrebbe tentare un giudizio abbreviato (artt. 438 e ss. c.p.p.).
In tal caso, anche se non si riuscisse a “smontare” l’ipotesi accusatoria ed intervenga una condanna, la pena dovrebbe essere ridotta di un 1/3 (+1/6 in caso di rinuncia all’impugnazione).
Inoltre, se la pena così calcolata rimanesse sotto i 2 anni, si potrebbe richiedere la sospensione condizionale della pena ex art. 163 c.p.: la pena non viene scontata e, laddove non si ripetano fatti analoghi per 5 anni, il reato viene dichiarato estinto dal giudice dell’esecuzione.
A seconda del reato contestato (un aggressione può essere contestata, a seconda dei casi, come percosse, lesioni lievi ovvero gravi, gravissime), anche laddove non si potesse produrre prove a discarico, bisognerebbe verificare – prima di un patteggiamento - se il reato è procedibile a querela. Se così fosse si potrebbe infatti ottenere un proscioglimento per condotte riparatorie (art. 162 ter c.p.) o per remissione della querela (art. 152 c.p.), ovviamente previo risarcimento della “vittima”.
Da qualche mese è possibile accedere anche ai programmi di giustizia riparativa (v. art. 129bis c.p.p.) e ottenere, nel caso di esito positivo del programma, la remissione tacita della querela (art. 152 c.p.) o, se il reato fosse procedibile d’ufficio, l’attenuazione della pena ex art. 62 c.p.
Un altre opzione, se non c’è possibilità di essere assolti nel merito, sarebbe anche la sospensione del procedimento con messa alla prova ex artt. 168bis c.p. e 464 bis e ss. c.p.p. Si tratta di lavori di pubblica utilità che, se svolti diligentemente, determinato – a determinate condizioni - il proscioglimento per estinzione del reato.
Spero di essere stato d’aiuto.
Avv. Matteo Cremonesi
Avv. Matteo Cremonesi
Corso di Porta Nuova n. 20, Milano
Tel. 338 7096962
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